13 gennaio 2010

Adescava minori sul web - Arrestato uomo di 53 anni residente a Lavello


FACEBOOK - ARRESTATO UN OPERAIO DELLA FIAT

Era amico dei loro genitori e, a loro, aveva chiesto l’amicizia sul social network internet «Facebook». Ma quel rapporto virtuale lo avrebbe utilizzato per adescare le sue piccole vittime, dargli appuntamento al riparo dallo sguardo dei genitori, portarle in un garage e violentarle.

È accusato di essere un pedofilo l’operaio Fiat di 53 anni residente da 15 anni a Lavello ma originario del Tarantino, che i carabinieri della compagnia di Venosa hanno tratto in arresto dopo aver ascoltato i racconti dei bambini. L’uomo, sposato e con figli, da tutti era descritto come gentile e attento ma, stando alle accuse, da anni nascondeva un terribile segreto che condivideva con le sue vittime, almeno tre ragazzini di età da scuola media) grazie alla vergnogna di queste.

Alla fine una coppia di genitori ha notato alcune stranezze nel comportamento del figlio e si è interrogata su quell’ami - cizia con un adulto. Pur senza aver avuto spiegazioni dal proprio figlio lo ha accompagnato in caserma e il ragazzino, in un momento in cui è rimasto solo con i carabinieri, è scoppiato a piangere e ha raccontato tutto facendo anche i nomi di altri «compagni di sventura» che avevano frequentato l’«orco» e il suo garage. Sono così state chiamate le famiglie, sentiti altri bambini e sono emerse le conferme al primo racconto.

Il 53enne è stato arrestato e, nel corso della perquisizione nella sua abitazione, sono stati sequestrati centinaia di Cd, alcune videocassette e due computer. Materiale che sarà ora analizzato alla ricerca di eventuali immagine pedopornografiche e per capire se la «rete» delle vittime possa essere più estesa.

E intanto Lavello si interroga turbata :

Quando la tranquilla sonnolenza di una cittadina di provincia viene turbata dalla parola pedofilia, le reazioni sono di stupore, rabbia, ma soprattutto di impotenza.
Nella giornata di ieri erano ancora in pochissimi a sapere dell'episodio che ha portato all'arresto del cinquantatreenne residente a Lavello.
Nessuno sapeva nulla. E in questi casi è difficile parlare di omertà :«Vorremmo sapere il nome di questa persona, perché non ce lo dicono?», è il commento a caldo del cliente di un bar, quando le prime voci dell'arresto iniziavano a circolare per il paese. «Di questo episodio non ne sapevamo nulla, non siamo mai stati informati o messi in allarme dai genitori», ci dice il sindaco di Lavello, Antonio Annale. «Nessuna segnalazione - spiega - è mai arrivata al nostro Comune.
Non sappiamo nemmeno quale sia la famiglia interessata, è chiaro   però, che siamo di fronte a una fenomeno preoccupante, che finora in base a quel che mi ricordo non si era verificato nel nostro paese.
Non conosciamo i termini della questione - continua Annale - ma come amministratori e soprattutto come genitori cercheremo di fare il possibile affinché episodi del genere, così terribili, non accadano mai più. Già alcuni mesi fa - racconta - avevamo aderito ad una task force presso la Prefettura insieme al Tribunale dei minori, che ci aveva chiesto di segnalare i casi di pedofilia di cui fossimo venuti a conoscenza.

Purtroppo, i casi di pedofilia difficilmente vengono fuori dall'ambito familiare. E quando vengono fuori spesso è troppo tardi. È una sfera estremamente riservata e privata.
Gli stessi minori coinvolti in questi terribili abusi - dice ancora - sono restii a parlare e bisogna essere abili ad interpretare i loro silenzi.
Come genitori poi siamo preoccupati, soprattutto con l'avvento di social network come Facebook, che sono strumenti che facilmente possono andare al di fuori di una normale gestione. Ai miei figli cerco di limitarne al massimo l'uso, ma bisogna stare sempre attenti».   

Per Ivano Scotti, sociologo, non bisogna sottovalutare «l'utilizzo dei social network». «Si tratta di strumenti - sostiene - dalla grande comunicatività, con i quali si può arrivare facilmente alle persone, nel caso specifico ai minori. Un uso non coscienzioso, ma errato o contorto di mezzi come Facebook può portare non solo a caso di pedofilia, ma anche ad esempio ad atti istigazione alla violenza. Stiamo parlando, naturalmente, dei casi di utilizzo negativo dei social network, e non in generale». «Finora nei nostri uffici - dice Anna Sciarra, assistente sociale del Comune - non sono mai arrivate segnalazioni di casi di pedofilia. Ci vengono comunicati casi di dispersione scolastica, di comportamenti che nascondono varie problematiche, come magari l'eccessiva vivacità. Ma mai episodi del genere.
A contattarci comunque - spiega   non sono quasi mai le famiglie. Quando un bambino ha qualche problema, ad accorgersene sono le scuole o le parrocchie». «Sicuramente ci dispiace tantissimo - interviene il vicesindaco di Lavello, Domenico Gisondi - che nella nostra cittadina sia avvenuto un episodio del genere, di fronte al quale veramente si può fare poco. Come si possono prevenire i casi di pedofilia? Come si può intervenire in anticipo? Sono quesiti seri, importanti, di fronte ai quali ci troviamo quando avvengono questi incresciosi casi di cronaca. Nel nostro paese finora non ne sono accaduti molti, anzi, me ne ricordo soltanto uno, di cui credo sia ancora in corso il processo. Ma sono situazioni veramente tristissime, che ci fanno pensare. L'unica strada percorribile è quella di far parlare i ragazzi. Del caso appena avvenuto sinceramente non sappiamo nulla.
In paese fino ad oggi nemmeno se ne era mai parlato. Sono fatti che avvengono all'oscuro di tutto e di tutti».

Fonte | LaGazzetta del Mezzogiorno 

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